Si è conclusa sabato a mezzanotte la seconda edizione del contest di scrittura 'Leggere non è peccato' dedicato quest'anno alle contraddizioni femminili.
Ad aggiudicarsi la vittoria è stata Tiziana Balestro con il testo 'Un'occhiata al cellulare'. La vincitrice riceverà come premio tre romanzi, con tre segnalibri personalizzati: 'I sogni non fanno rumore' di Roberta Dieci, 'Come se fossimo già madri' di Silvia Algerino e 'Vita e Riavvita' di Nadia Banaudi, tutti editi da Bookabook.
Per chi fosse curioso di leggere il testo della vincitrice, eccolo. Per tutti gli altri testi in gara, invece, cercate la pagina Facebook 'Leggere non è peccato'.
Complimenti ancora a Tiziana e arrivederci al prossimo anno!
TIZIANA BALESTRO, Un'occhiata al cellulare “Amore, squilla il telefono.” dico con un insolito falsetto. Mi precipito dalla cucina fino in salotto per arrivare prima di lui, ma ecco che arriva con i capelli bagnati, l’asciugamano ancora in mano. L’accappatoio lascia scoperti i suoi pettorali scolpiti. Lo vedo passare davanti a me che prende il telefono e si dirige in camera per parlare indisturbato. La cipolla sul tagliere subisce la mia rabbia, la spezzetto per bene, mentre ripenso a come è stato veloce nel rispondere. “Tutto bene? Chi era?” gli chiedo fingendo indifferenza. “Niente cara, era una chiamata di lavoro.” con quella voce bassa e pacata che mi manda fuori di testa. Non ci credo. Il suo sorriso ancora stampato sulla faccia mi lascia perplessa. Quella fossetta sulla guancia sinistra mi preoccupa. Era troppo contento di parlare al telefono, ma con chi parlava? Mentre rimugino lui si avvicina e sento il suo profumo. Guardo la cipolla triturata. Decisamente è pronta per essere saltata in padella. “Ti è arrivato un messaggio” mi sussurra porgendomi il cellulare. “Adesso mi controlli anche il telefono?” quasi gli urlo scoppiettante e rossa in faccia, sembro la cipolla di Tropea che ha cominciato a soffriggere. “Pensavo di farti un favore a portarti il telefono. Stai sempre lì a smanettare con il cellulare che…” “Che? Cosa? Ma che dici? Non è vero. E poi non ci eravamo detti di non prendere e non sbirciare il telefono degli altri? “ “Valeria, te l’ho portato e non ho visto chi era. Hai pure il codice. Come faccio a leggere? Tu invece che ci facevi vicino al tavolo dov’era il mio? E strillavi come una gallina che il telefono squillava” “Eri in doccia pensavo non sentissi. Comunque io non guardo il tuo telefono e non voglio che tu lo faccia. “ “Non ti guardo niente, non sono geloso, lo sai. E non ti scordare che tu hai messo il codice di sblocco, io no.” “Che vuoi dire? Io non ho sbirciato nulla.” Adesso anche i cubetti di pancetta soffriggono è il momento della passata di pomodoro. Sono gelosa, lo ammetto. Chi non lo sarebbe di Manuele? Li sento i commenti di quelle cornacchie al club quando gli prepara la scheda di allenamento. Innamorarmi dell’istruttore di fitness è stata la mia rovina e la mia fortuna allo stesso tempo. Sono dimagrita, sono tornata “la Valeria” di dieci anni fa. Se ne sono accorti tutti e i complimenti si sprecano, non solo in palestra. Single da due anni, dopo la storia con Michele ero ingrassata di quindici chili. Brutta. Tanto. Le altre ragazze in palestra sbavavano per Manuele, io pensavo solo a dimagrire. Dopo un anno abbondante ci sono riuscita. Lui si dedicava più a me, ma in fondo le altre che bisogno avevano? La più in carne portava una 44. Il circolo delle “secche”. Aride, più che altro. Alcune hanno addirittura cambiato corso, appena saputo che io e Manuele ci eravamo messi insieme. È un guaio stare con uno bello come lui. Ogni volta che lo vedo nudo penso che arriverà una ragazza più giovane e lo porterà via da me. Mi dico che dovrei star serena e non pensarci; in fondo dimostra ogni giorno di amarmi. “Stasera vogliamo saltare la cena?” mi dice, mentre alle spalle mi cinge i fianchi con le mani “No, perché?” rispondo quasi indispettita “A forza di saltare in padella quegli spaghetti, saranno stracotti.” “E allora non mangiarli!” “Quando ti arrabbi, sei così carina che mi vien voglia…” Con lui è cosi, alla fine i litigi finiscono per essere una scusa per fare sesso. L’amatriciana è rimasta in cucina, la padella sui fornelli spenti. Noi accesi dalla nostra passione in camera da letto. Mi piace quando dopo i nostri amplessi lui si addormenta, la testa appoggiata al mio seno, in quel momento è solo mio. Sarebbe tutto perfetto, se non fosse per quegli odiosi “bip” colonna sonora dei messaggi sul telefono. Non resisto, ne approfitto e do un’occhiata al cellulare. Era sua madre, per fortuna. Mi rilasso e penso che “occhio non vede e cuore non duole”. Prima di appoggiare il telefono, leggo Marisa in rubrica dopo mamma. Ed ora questa chi è?